Nota CED-PPN all'Assemblea per il rilancio dei Parchi, 28 Febbraio 2011 a Firenze
Assemblea Nazionale per il rilancio dei Parchi, Firenze, 28 febbraio 2011
NUOVE FRONTIERE PER LE POLITICIHE DI CONSERVAZIONE
Un sondaggio a livello internazionale
CED PPN, febbraio 2011
La presente nota, che trova riscontro nel programma di ricerca “Parchi e paesaggi d’Europa: un programma di ricerca territoriale" (lanciato dal CED PPN sulla base di una precedente ricerca sulle Aree Protette in Europa presentata al IUCN World Conservation Congress, Barcellona, 2008), rende conto dei primi risultati emersi da un’indagine avviata dal Centro al fine di stimolare il dibattito sulle “Nuove frontiere per la conservazione”, che ha coinvolto alcuni noti esperti internazionali[1]">[1]. Nella direzione di diffondere il dibattito ed in un’ottica interdisciplinare, confermata dalle stesse risposte finora pervenute alle cinque domande chiave proposte, è in corso l’attivazione di un “forum” aperto a un’ampia gamma di esperti con competenze ed esperienze differenti.
Cinque domande
La globalizzazione rilancia l’importanza cruciale della territorializzazione delle politiche di conservazione della natura, che devono oggi misurarsi con le nuove frontiere dei rapporti tra natura e società: impegnate ad affrontare gli effetti del cambiamento climatico attraverso politiche di mitigazione e adattamento, a difendere la biodiversità evitando danni irreversibili agli ecosistemi, le politiche di conservazione della natura sono sempre più collegate a temi quali la diversità culturale, la sicurezza politica e sociale e lo sviluppo economico sostenibile.
È in questo contesto che il concetto di paesaggio assume un ruolo cardine per la conservazione della natura e vengono proposte nuove alleanze tra politiche per la natura e per il paesaggio, ad esempio nell’ambito delle politiche sui paesaggi culturali (IUCN Protected Landscapes, World Heritage UNESCO Sites) o in quello delle politiche promosse dalla Convenzione Europea del Paesaggio (CoE, 2000). Ai fini di migliorare la comprensione delle relazioni esistenti tra natura e paesaggio, si ritiene siano tuttavia necessari nuovi approcci in termini culturali e scientifici. In particolare, è importante anzitutto riflettere su alcune questioni generali emergenti.
Su quali nuove frontiere deve impegnarsi la riflessione e la proposta della comunità scientifica internazionale al fine di mettere in campo politiche più efficaci di conservazione, tutela e valorizzazione dell’eredità naturale e culturale?
Quale ruolo possono svolgere a tal fine le politiche del paesaggio, nell’ampio significato loro attribuito dalla Convenzione Europea del Paesaggio?
Che spazio va riconosciuto all’iniziativa e al controllo delle comunità e degli attori locali, in presenza di sistemi di valori e di fattori di rischio di rilevanza sovra-locale?
Che ruolo possono svolgere gli approcci normativi (in particolare l’istituzione e la protezione di aree di specifico valore) nei confronti delle strategie di governance multilaterale?
Quali missioni possono essere assegnate alla pianificazione ai fini della più efficace integrazione della politiche di conservazione nelle politiche complessive del territorio?
Cinque domande che sono già state sottoposte ad un primo gruppo di esperti internazionali in tema di politiche per la conservazione della natura e del paesaggio[2].
Uno sguardo alle risposte
Alla luce delle risposte ricevute, emergono alcuni temi dominanti.
Un primo tema è quello del cambiamento climatico, argomento che, come prevedibile, è assai presente: molti esperti sottolineano, a tal proposito, la necessità di integrare politiche di gestione e di pianificazione ambientale (eco-management and planning) nella pianificazione settoriale (forestale, agricola, infrastrutturale, energetica, ecc.), senza sottovalutare, tuttavia, il rischio di sottomettere scelte di natura ecologica/ambientale a scelte settoriali.
Un secondo tema, di grande attualità soprattutto in Europa, riguarda la questione della frammentazione degli ecosistemi e la relativa “insularizzazione” di habitat e aree protette. Molte delle riposte sottolineano come, per contrastare tali processi, siano necessarie politiche di conservazione della natura estese al di là dei confini delle aree protette. Una gestione e pianificazione a livello bioregionale o “a scala di paesaggio”, costituiscono i diversi e complementari strumenti che vengono generalmente indicati per assicurare una protezione più ampia, estesa a tutto il territorio, e un adeguato livello di connettività ecologica a scala territoriale.
Un terzo tema concerne il paesaggio e il ruolo che questo può svolgere nell’ambito delle politiche per la conservazione della natura. Al riguardo, si rileva un diffuso consenso, tra gli esperti, rispetto all’idea che il paesaggio costituisca la prospettiva operativa principale attraverso cui potersi prendere cura dell’intero territorio, sia in termini spaziali che culturali. È un’idea, questa, coerente con il concetto di paesaggio proposto dalla Convenzione Europea, che supera quello, invero ancora ampiamente diffuso, di “bellezza naturale” e porta l’attenzione sui bisogni e sulle percezioni delle popolazioni. Rafforzare le responsabilità e riaffermare i valori identitari dei soggetti più vicini alle risorse costituisce infatti la via principale per contrastare le pressioni che gravano oggi sul patrimonio naturale e culturale (connesse a commercio, turismo, attività estrattive, processi urbani, ecc.). A tal fine, le politiche per il paesaggio devono essere sviluppate come parte della pianificazione regionale e delle politiche settoriali, mentre i Paesaggi Protetti (cat. V, IUCN) dovrebbero essere maggiormente presenti sul territorio europeo.
Infine, un quarto tema riguarda la governance. Molte risposte sottolineano il ruolo di primo piano che le comunità locali dovrebbero assumere nelle politiche di conservazione della natura, ma allo stesso tempo evidenziano il bisogno di una governance multilaterale, finalizzata a proteggere valori sovralocali, attraverso un approccio inclusivo e comprensivo. Mentre alcuni esperi portano l’attenzione sulle “lezioni” che le comunità locali e le popolazioni indigene possono impartire alla società moderna (ad esempio, ai fini di un uso sostenibile delle risorse naturali), altri ricordano che molto deve essere ancora fatto per sostenere le comunità locali nel mantenere, e in alcuni casi recuperare, i legami tradizionalmente instaurati con la propria terra. La complessità degli attuali sistemi territoriali richiede allo stesso tempo politiche strategiche e flessibili (dentro e fuori le aree protette), che diano spazio alla creatività locale, e una efficace regolazione pubblica dei processi locali.
[1] In corso di pubblicazione sulla rivista PARKS Magazine, WCPA-IUCN, IUCN, Gland, Switzerland.
[2] Paul Bray, Jessica Brown, Roger Croft, Joe DiBello, Nigel Dudley, Jack P. Manno, Adrian Phillips, Larry Hamilton, Richard Partington, Pedro Regato, Aurelia Ullrich, Astrid Wallner. Si tratta di esperti (non solo europei, ma anche, ad esempio, americani) provenienti da contesti culturali e ambiti professionali differenti. Le risposte ricevute riflettono dunque una grande varietà di punti di vista.
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